Regia Maestà
La storia della viticoltura siciliana corre in parallelo alla storia ufficiale dell’Isola: si ritiene sia un prodotto dell’incontro di due Culture, quella Orientale e quella Occidentale; ad ogni modo, è solo nell’età moderna che la produzione- ed il commercio- del vino subiscono una forte impennata. I cambiamenti colturali che hanno interessato le campagne dell’Italia meridionale a cavallo tra il XIX ed il XX secolo, e che hanno la manifestazione più palese nell’incremento dei vigneti e della produzione vinicola, trovano proprio in Sicilia la loro completa realizzazione.
Storicamente tali cambiamenti sono in gran parte attribuibili alla crescita della domanda di importazione di notevoli quantità di vino soprattutto in Francia, all’epoca martoriata dal diffondersi delle infezioni fillosseriche. La fragilità di tale commercio però non tardò a manifestarsi ed alla viglia della Prima Guerra Mondiale, la geografia viticola delle regioni meridionali ( anch’essa ormai sconvolta dalle infezioni e stretta nella morsa dei trattati commerciali) appariva di gran lunga mutata e ridimensionata.
Dal punto di vista della viticoltura la Sicilia è da sempre un vero e proprio “locus amoenus “ in cui le diverse tipologie di clima e terreno, con zone aride e piovose, suoli vulcanici, sabbiosi, argillosi, calcerei e addirittura umiferi, hanno consentito la diffusione negli areali più adatti dei numerosi vitigni introdotti nel corso dei millenni; ma la tradizione vinicola essere scissa dal più ampio patrimonio culturale, paesaggistico, storico e folkloristico dell’Isola, con il quale continuamente si interseca e da cui trae le proprie straordinarie caratteristiche.
La viticoltura siciliana è dunque caratterizzata da una complessità di vitigni autoctoni che possono essere classificati in funzione della loro diffusione regionale; tra quelli con una maggiore diffusione nei diversi areali viticoli della regione, si annoverano: Carricante, i Catarratti (comune e lucido), Nero d’Avola, Nerello cappuccio, Nerello mascalese, Perricone, Grillo, Grecanico, Inzolia e Frappato.

Syrah 17
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Chiamato anche Calabrese o Calabrese d’Avola, il Nero d’Avola è il re dei vitigni a bacca siciliani.
Non si sa quando i vigneti coltivati a nero d’avola siano “sbarcati” sull’Isola ma il suo territorio di origine si rintraccia nelle località di Eloro, Pachino e Noto, in provincia di Siracusa.
Il nome sembrerebbe derivare dall’erronea traduzione del dialetto siciliano “calaurisi”, risultante dall’unione delle parole “calea” – ovvero uva – e “aulisi”- di Avola, borgo della provincia di Siracusa. Il vitigno predilige terreni di impasto medio, prevalentemente calcareo- argillosi.
Il vino che ne deriva ha un caratteristico colore rubino, mentre la liquirizia ed il melograno sono gli aromi che fanno capolino al suo assaggio. Anch’esso appare intenso e vellutato al palato.

Gusto
Liquirizia e Melograno

Colore
Rubino
Nero d’avola 14
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Il Syrah è uno dei vitigni chiamati “internazionali”, perché esportati dalla Francia e coltivati in tutto il mondo.
Originariamente sembra provenire dalla città di Schiraz, in Persia, da cui pare sia giunto nel nostro paese nell’antichità attraverso la città di Siracusa (una leggenda connessa all’imperatore Marco Aurelio narra che derivi proprio da Syracousai– Siracusa). Le prime testimonianze dello Syrah in Italia risalgono comunque al 1828, grazie al mantovano Acerbi, uno dei più importanti ampelografi italiani. Alla fine dell’800 lo Syrah era presente in quasi tutte le regioni italiane, anche se la sua maggiore diffusione era in Toscana.
Le caratteristiche organolettiche del vino che ne deriva sono piuttosto peculiari, il colore è un rosso rubino molto carico con riflessi violacei, il gusto è elegante e complesso, al naso presenta note di liquirizia, mirtillo e gelso nero.

Gusto
Liquirizia, mirtillo e gelso nero

Colore
Rubino con riflessi violacei


Grillo 12
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Il Grillo è un vitigno a bacca bianca diffuso soprattutto nella Sicilia occidentale. Il Grillo trova la sua origine probabilmente in Puglia, da dove sarebbe giunto dopo la fillossera, inizialmente nella zona di Marsala e poi nelle altre province dell’isola.
E’ conosciuto anche con il sinonimo Riddu. Oggi è un vitigno caratteristico della zona di Marsala ed ha particolare importanza nella produzione del Marsala DOC. Il Grillo ha avuto una rapida espansione in Sicilia, fino ad occupare, intorno agli anni ’30, il 60% della superficie vitata dell’intera isola.
Il vino che deriva ha un colore giallo paglierino brillante; profumo delicato, con note di zagara e pesca bianca si associano ad un gusto armonico ed equilibrato.

Gusto
Note di Zagara e pesca bianca

Colore
Giallo paglierino brillante